Fondotinta per una base perfetta

Alla ricerca della base perfetta, la scelta e l’applicazione del fondotinta sono passaggi fondamentali.
La giusta consistenza, abbinata a una formula che risponde alle esigenze specifiche della pelle, fa la differenza. Sia in termini di resa che di durata del risultato.



Pelle Secca

Preferire le texture cremose, con un’ alta percentuale di cere e molecole che creano un film elastico e sottile (scongiurando l’effetto “craquelé” a metà giornata). Prima è consigliabile un primer levigante, soprattutto se si tratta di una pelle segnata da microrughe. Tra gli attivi da ricercare in formula: acido ialuronico, collagene, ceramidi, cera d’api e burro di karité, che assicurano elasticità a lungo.

Pelle grassa: orientarsi verso consistenze in polvere, che hanno maggior potere opacizzante, oppure verso quelle con una forte componente acquosa, che evapora subito. Per neutralizzare l’effetto pelle lucida,
in formula devono rientrare agenti seboregolatori e riequilibranti, sostanze idratanti e polveri minerali assorbenti. 

Pelle mista

Perfette le mousse, che risultano leggere al tatto senza venire meno in termini di coprenza e potere uniformante. Per assicurarsi un effetto mat sulle zone lucide, applicare subito dopo una cipria in

polvere. In alternativa, due fondotinta dello stesso colore ma di diversa consistenza: uno per pelle grassa da applicare sulla zona T, uno per pelle secca sul resto del viso. La formula deve contenere agenti antiossidanti e lenitivi (perché il sebo irrita le pelli sensibili).
Pelle matura e con discromie

Meglio scegliere i fondotinta fluidi che si lavorano facilmente, non creano effetto “maschera” né evidenziano le rughe. Per un effetto tensore, alte concentrazioni di attivi rimpolpanti e idratanti, vitamine antiossidanti e agenti schermanti anti-Uv.

Per nascondere macchie, segni d’acne (o rossori post seduta di medicina estetica), è utile un correttore o i nuovi fondotinta effetto camouflage, leggeri al tatto ma dallo straordinario potere ottico correttivo.

Colore e dosi
Per quanto riguarda il fondotinta: non sono cambiate solo formule e texture, ma anche la gestualità d’uso. 
Nelle ultime stagioni l’approccio minimalista ha stravolto anche la tecnica d’applicazione. Ora si parla di “concealing”: si usa cioè una quantità irrisoria di fondotinta e si applica solo dove (e se davvero) serve. Un po’ come si fa con i correttori. Questo  perché nessuno deve accorgersi che lo hai usato, ma solo apprezzare un colorito sano e luminoso. 
Di conseguenza, anche la cipria (meglio se in polvere minerale) deve essere usata solo per tamponare le aree interessate o comunque la zona T in caso di pelle mista o grassa. Niente finish gessoso insomma. 
Su viso e collo si applica solo il primer: trasparente per un’azione uniformante, colorato se bisogna correggere anche le discromie. 

Vale sempre invece la regola del colore “credibile”, ovvero quello che più si avvicina al tuo tono di pelle. E non in una zona a caso del viso o sul dorso della mano: al momento dell’acquisto è sull’osso mandibolare che devi picchiettare una micro dose di fondotinta, così non commetti errori e noti subito se stacca troppo dal colore del collo. E se il tuo colorito è pallido e spento, ricorda che non è il fondotinta a risolvere la situazione, ma una sinergia in cui entrano in gioco anche blush e illuminante, entrambi come gesto finale del trucco. L’illuminante serve anche per accentuare i volumi, applicandolo su zigomi, tempie, lungo l’ossatura al di sopra del sopracciglio e sull’arco di cupido della bocca.


Spugnetta o pennello?
Per un’applicazione impeccabile servono entrambi.
Il vero extra, da lasciare solo ai professionisti per alleggerire e sfumare il fondotinta picchiettandolo, sono i polpastrelli: viceversa il rischio è quello di lasciare righe e macchie.

Ma quando usare l’uno o l’altro?
Con i pennelli si ottiene un finish più naturale e trasparente, mentre l’applicazione a spugnetta risulta più coprente. Ma la differenza la fa anche il tipo di texture di fondotinta: per quelli fluidi si usano pennelli a lingua di gatto, che raccolgono anche grandi quantità di prodotto e consentono poi di lavorarlo sulla pelle senza che coli o schizzi. Le spugnette di lattice invece vanno bene per quelli cremosi, compatti o fluidi; mentre per quelli in polvere libera, serve un pennello compatto dalla punta arrotondata come il kabuki giapponese. 

Esistono anche i pennelli a due fibre: compatti alla base, finiscono in punte rade e sottili che distribuiscono il fondotinta con un effetto aerografo. 

Meglio le setole naturali o  quelle sintetiche? 
Se si utilizzano consistenze in polvere vanno preferiti i pennelli con setole naturali, mentre quelli in fibra sintetica caricano e distribuiscono al meglio le texture fluide e cremose. Anche usando le spugne c’è differenza tra naturale e sintetico: le prime si possono inumidire per un risultato leggerissimo e usarle con le mousse; le seconde si usano solitamente per i fondotinta cremosi e compatti».


Regole per la manutenzione?

Una volta ogni dieci giorni vanno puliti usando un prodotto specifico antibatterico o anche il latte detergente. Se la fibra è sintetica, si può usare acqua e sapone di Marsiglia.